ROTATORIA DI BARRIERA, CHI TRANSENNA GLI SPRECHI?

ROTATORIA DI BARRIERA, CHI TRANSENNA GLI SPRECHI?
La rotatoria di Barriera Margherita (pentafoto)

Pubblico un interessantissimo post del collega Giuseppe Mascambruno pubblicato sulla sua pagina Facebook, con interessanti riflessioni sulla vicenda Rotatoria e il monumentto di Barriera Margherita.

Barriera margherita ancora senza transenne (pentafoto)

Ecco il suo post:

A Livorno la notizia di cronaca di oggi che sta suscitando più interesse, anzi irritazione e indignazione, è l’annuncio della demolizione della rotatoria di Barriera Margherita per i lavori necessari alla messa in sicurezza del Rio Maggiore (che passa anche sotto all’area del monumento), resi necessari dalla tragica alluvione del settembre 2017. 

E’ fin troppo evidente che il primo pensiero di tutti va allo spreco di denaro pubblico, vista la recente conclusione dei lavori di un’opera che ha tenuto banco a lungo nelle polemiche cittadine. Non solo per costi e tempi di esecuzione, ma anche per la forma architettonica scelta, immediatamente ribattezzata  il “fagiolo” dalla fervida fantasia popolare. Senza contare che Barriera Margherita, intesa stavolta come preziosissima testimonianza storica architettonica, trascuratissima come del resto tutto il patrimonio culturale urbanistico della città, era già tornata amaramente alla ribalta delle cronache recenti (12 giugno scorso) per il distacco di un pezzo d’intonaco dal soffitto dell’arcata lato Accademia. Con tanto di reazione stizzita dell’assessora competente in materia, Silvia Viviani, che era arrivata persino a criticare la richiesta di intervento dei vigili del fuoco, vissuto come una sorta di “lesa maestà” all’immagine dell’amministrazione comunale. E non come una provvidenziale misura di sicurezza da lodare a tutela delle migliaia di cittadini che, a piedi o in bicicletta, transitano quotidianamente sotto gli archi dell’edificio. Ma l’assessora, a sostegno della sua sensibilità estetica, il 15 giugno, ebbe a dichiarare che avrebbe fatto subito installare un’impalcatura di protezione al posto delle transenne. Aggiungendo, bontà sua, a parziale ristoro del cittadino che aveva encomiabilmente lanciato l’allarme-sicurezza, che le transenne oltretutto obbligavano ciclisti e pedoni a un rischioso passaggio a filo di carreggiata. Il tutto condito da un tocco finale che, al cospetto del degrado dell’edificio, suonava come una sorta di ironia involontaria, ovvero l’impegno a mobilitare gli artisti di “Street Art”, arte di strada per noi terra terra, per restituire nuova dignità estetica a una zona così pregiata della città.

Bene, a oggi 6 luglio, l’unico dato certo è che le transenne sono ancora lì, dov’era iniziato il turbamento dell’assessora Viviani. 

Ma torniamo al turbamento iniziale, quello ben più diffuso tra i cittadini di fronte alla notizia odierna della demolizione della rotatoria annunciata dagli ingegneri Francesco Pistone e Ilaria Buti che seguono i preziosi lavori del post-alluvione per conto del Genio Civile. Giova ricordare che la realizzazione della contestatissima rotatoria aveva impegnato la precedente amministrazione comunale a guida 5 Stelle (sindacoNogarin, Aurigi assessore competente) per una spesa di euro 480.110,64, come riportato nel report 2019 a cui si può accedere on line. Gli atti portano la firma dell’ingegner Luca Barsotti come responsabile del procedimento di gara e assegnazione dei lavori e del dottor Lorenzo Patania come dirigente del provveditorato ed economato patrimonio e demanio del Comune. La consegna dei lavori è avvenuta il 14 gennaio 2019, la fine il 22 novembre dello stesso anno a un pelo dalla scadenza del tempo massimo assegnato dall’appalto, 300 giorni, per evitare penali.

La domanda, come si dice, sorge spontanea: la tragica alluvione è del settembre 2017, l’avviso di manifestazione d’interesse all’appalto della rotatoria del 7 febbraio 2018, i lavori di realizzazione, come si è visto, del 2019 quasi per intero: in tutto questo tempo tra gli ingegneri e i dirigenti del Genio civile e del Comune mai è spuntata l’ipotesi che l’opera fosse a rischio di demolizione per le superiori esigenze di messa in sicurezza del Rio Maggiore? E che magari si poteva evitare una spesa, di fatto, inutile? A giudicare dal resoconto, molto dettagliato, dei giornali di oggi, al lettore sprovveduto come me, appare improbabile che la scoperta sia frutto di un’improvvisa illuminazione idraulica. 

In attesa di qualche chiarimento, magari anche prima dell’assalto della <street art> cara all’assessora Viviani, resta il fatto che si butterà via, col <fagiolo>, anche quasi mezzo milione di euro. 

E, per gli amanti della gazzarra politica fine a se stessa, giova ricordare che risale al 2006 la prima idea di una rotatoria a Barriera Margherita per limitare le drammatiche statistiche di incidenti stradali in quel tratto di lungomare. E che il primo progetto. anch’esso definito in gergo achitettonico “a cannocchiale”, ovvero a due anelli come il “fagiolo”, risale al 2008 (giunta Pd-Cosimi). Abbandonato e finito in un cassetto, quindi ripreso e realizzato dalla giunta 5S-Nogarin, come si è visto, dieci anni abbondanti dopo.

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Riccardo Repetti

Nato a Livorno il 4 luglio 1956, compiuti gli studi superiori in specializzazione tecnica, ha coltivato da subito la grande passione per il giornalismo accompagnata dall’amore per la fotografia . Risale al 1986 il primo incarico professionale per la redazione livornese de "La Nazione", che dura fino al 1988, quando a ingaggiarlo è "Il Tirreno", Dal 1992 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, elenco pubblicisti. Concluso il rapporto di lavoro con "Il Tirreno”, dopo 31 anni il 31/12/2019 , dal primo gennaio di quest'anno svolge la libera professione. Attualmente dirige il notiziario on line pentanewslivorno

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