REVOCATO LO SCIOPERO AL CUP, LUNEDI’ INCONTRO IN REGIONE
Se non ci fosse di mezzo una cosa seria come la salute, la storia del CUP, il Centro Unico Prenotazioni che sovrintende al fondamentale rapporto tra la domanda dei cittadini e l’offerta sanitaria di prestazioni essenziali come analisi e visite mediche, avrebbe le ormai vergognosamente note caratteristiche del carrozzone pubblico all’italiana. Ovvero disagi, disfunzioni organizzative, tagli e presunti risparmi che alla fine non portano alcun beneficio e scontentano tutti, incapacità gestionali e, ovviamente, scaricabarile nella ricerca delle responsabilità.
Sta di fatto che lo sciopero degli operatori impegnati nel call-center CUPTEL, iniziato ieri e che avrebbe dovuto prolungarsi fino a domani, è stato revocato. Il sindacato di categoria della Cgil ha deciso la sospensione della protesta dopo aver ricevuto notizia della convocazione di un incontro fissato dalla Regione Toscana per lunedì prossimo 29 giugno.
Domani, sabato 27 giugno, il servizio si svolgerà quindi regolarmente al numero 0586/223.333 in orario 8-13.
Ora, di fronte a notizie del genere, è lecito chiedersi perchè è stata necessaria un’agitazione, uno sciopero parziale e, soprattutto, il disagio procurato a migliaia di cittadini dalla Versilia all’Elba, via Livorno, per un confronto tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e l’interlocutore della pubblica amministrazione finalmente individuato nella stessa Regione. La cosa scandalosa di queste vicende è infatti scoprire che nessuno dei due enti delegati, con le rispettive competenze, alla gestione della sanità sul territorio si è assunto la responsabilità di affrontare e risolvere la vertenza.
Entrambi, l’Asl Nord Ovest e l’Estar, altra sigla della sempre gravida pletora di enti pubblici, hanno assistito per giorni alle proteste, legittime, dei sedici lavoratori che, a turni di dieci e in regime di part time per sei ore quotidiane, devono reggere l”impatto di quasi duemila telefonate al giorno, salvo poi scaricare la patata bollente alla Regione.
Una specie di giro dell’oca per tornare alla fine sempre a bomba, da dove parte il tutto. Un giochino che non sorprenderebbe più di tanto nella logica ormai perversa del carrozzonificio pubblico esteso dallo Stato alle Regioni, se di mezzo non ci fossero i disagi quotidiani di migliaia di cittadini che, in moltissimi casi, non riescono neanche a prendere la linea nei ripetuti tentativi di stabilire un contatto con il CUP. E dall’altra parte del filo sedici lavoratori che portano a casa, a fine mese, non più di 800 euro con certezze zero sul loro futuro. Cappotto verrebbe di dire per restare nel linguaggio amaro dei giochi. Ma con la salute c’è ben poco da scherzare.