MOBY PRINCE, FOTO INEDITE PER LA GIUSTIZIA SULLA STRAGE
Pubblico l’interessante post che il Collega Giuseppe Mascambruno, giornalista , ha pubblicato sulla sua pagina Facebook , riferito ad un articolo del Corriere, (qua il link per leggerlo). Quella notte ero anche io presente , come fotografo del Quotidiano Il Tirreno, insieme ad altri colleghi tra cui Mascambruno, alla tragedia che si e’ consumata davanti al Porto di Livorno, e quando leggo a distanza di anni, qualcosa che ricorda quell’evento, ancora suscita emozione. E ne condivido appieno l’analisi sulla complessita’ del sistema giudiziario Italiano.
ECCO IL POST:
Marco Imarisio è un collega che ha costruito la sua identità professionale, e la conseguente meritata carriera al Corriere della Sera, su valori sempre più rari nel giornalismo: rigore, tenacia, selezione delle fonti nel torbido, ahinoi sempre più torbido, mondo della giustizia (rigorosamente minuscola). E in questa ricostruzione della strage, perché quella del Moby Prince è stata una strage, mi conforta, proprio sul piano giornalistico, che Imarisio citi un titolo e un servizio de “La Nazione” del 15 aprile 1991 con il quale si sosteneva chiaramente che la petroliera “Agip Abruzzi” non doveva essere dove si trovava. Io ricordo bene quei giorni, ero a capo della redazione di Livorno de “La Nazione” e tutti gli articoli dei colleghi d’ufficio, degli inviati e dei collaboratori impegnati sulla tragedia, passavano dalla mia lettura. Eravamo tutti convinti, sulla base degli elementi raccolti, che la storia dell’incidente, della nebbia, dell’errore umano non stessero in piedi, neanche a puntellarle, come avvenuto anche in sede giudiziaria, con la più grossolana delle ricostruzioni. Quello che si avvertiva chiaramente in quei giorni era il clima in cui trovava conferma la saldatura di due elementi chiave della peggiore fotografia, tragica e immutabile, del Paese: la superficialità, incompetenza e cialtroneria dei controllori pubblici e il senso di impunità dei controllati, privati. Un equilibrio di potere, garantito da una mutua protezione a difesa di un modello collaudato di gestione. Economico, politico, sociale. Ma, inevitabilmente, anche corruttivo e di vantaggio individuale, perché spesso, molto spesso, fuori dal rispetto delle leggi. Io, per l’ultimo rispetto che questo Stato deve alla memoria delle vittime del “Moby Prince”, come della strage di Viareggio, anch’essa vissuta intensamente da direttore de “La Nazione”, voglio augurarmi da cittadino, di non morire prima di una definitiva sentenza di Giustizia. Rigorosamente con la Maiuscola.