Moby, il giudice contro la politica. Ma la verità è in attesa da 30 anni.

Moby, il giudice contro la politica. Ma la verità è in attesa da 30 anni.
Il traghetto Moby prince la mattina dopo la collisione (pentafoto)

Più amarezza che sorpresa, più delusione umana che senso di sconfitta giuridica. 

Perchè, anzi, la battaglia va avanti con la determinazione di sempre. Sono questi i sentimenti che trasmette Loris Rispoli, presidente del Comitato dei Familiari delle Vittime del Moby Prince a commento della sentenza del giudice Massimo Donnarumma del Tribunale Civile di Firenze che ha escluso ogni forma di risarcimento civile ai parenti dei 140 morti della strage del 1991.

 E, ancora una volta, come in tante altri casi di Giustizia violentata e abbandonata dagli effetti delle sue vergognose omissioni e lentezze, torna centrale anche in questa sentenza la parola prescrizione. Dietro la quale tanti, troppi, delitti sono rimasti senza responsabili. Ma c’è anche di più e di peggio: lo stesso giudice liquida come <atto politico>, quindi di nessuna rilevanza giuridica ai fini dei processi giudiziari, le risultanze della commissione parlamentare d’inchiesta sulla tragedia del Moby del 1991 che, invece, anche a giudizio di tanti osservatori di Giustizia e investigatori, hanno fatto emergere la rilevanza penale di tanti particolari inediti o trascurati nei processi sin qui celebrati di quella che, finalmente, è stata definita per quello che è stata: una strage. 

Non che avessi la massima fiducia, ma  commenta appunto Loris Rispoli . come tutti ho sperato che le conclusioni della Commissione di inchiesta del Senato avessero tracciato una linea su cui la Magistratura potesse agire, giudicare, punire, condannare, invece dopo 30 anni leggiamo che la Commissione dà un giudizio politico. 

In realtà quel giudizio. aggiunge amaro Rispoli , è ben diverso da quello a cui si ispira il magistrato fiorentino: emergono eclatanti responsabilità, novità assolute, si accerta che potevano e dovevano essere salvati. Ma per il giudice di Firenze è solo un giudizio politico. Grazie….. Lei , conclude determinato Rispoli rispondendo alle parole di Donnarumma ,sarà un fedele servitore dello Stato, noi invece siamo i familiari di quella terribile strage: vi abbiamo disturbato, ma state tranquilli continueremo a farlo, perché conoscere la Verità e vedere puniti i colpevoli è un nostro diritto. 

La determinazione e il coraggio di sempre di Loris e di tutti gli altri familiari delle vittime che ora contano sulla nuova inchiesta penale della Procura di Livorno, ripartita proprio dagli elementi nuovi emersi dal meritevole lavoro della commissione d’inchiesta del Senato. Con una speranza mai sopita, e condivisa da chi crede ancora e nonostante tutto alla Giustizia, di trovare finalmente i responsabili della più terribile strage di innocenti nella storia della navigazione civile italiana in tempo di pace. Senza dimenticare mai che tra neanche sei mesi saranno trascorsi trent’anni da quel maledetto 10 aprile del 1991.

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Riccardo Repetti

Nato a Livorno il 4 luglio 1956, compiuti gli studi superiori in specializzazione tecnica, ha coltivato da subito la grande passione per il giornalismo accompagnata dall’amore per la fotografia . Risale al 1986 il primo incarico professionale per la redazione livornese de "La Nazione", che dura fino al 1988, quando a ingaggiarlo è "Il Tirreno", Dal 1992 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, elenco pubblicisti. Concluso il rapporto di lavoro con "Il Tirreno”, dopo 31 anni il 31/12/2019 , dal primo gennaio di quest'anno svolge la libera professione. Attualmente dirige il notiziario on line pentanewslivorno

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