LE SECCHE DELLA MELORIA, PATRIMONIO VERO IN OSTAGGIO DELLA POLITICA

LE SECCHE DELLA MELORIA, PATRIMONIO VERO IN OSTAGGIO DELLA POLITICA
Le “secche” , la torre e il faro della Meloria (pentafoto)
Da Giuseppe Mascambruno, Giornalista, riceviamo e pubblichiamo il seguente contributo a proposito del convegno svoltosi questa mattina al Palazzo del Portuale sul futuro delle Secche della Meloria:

Fa un certo effetto anche solo immaginarlo, eppure l’idea che le Secche della Meloria, in termini di valore e protezione ambientale, possano rappresentare per Livorno e un buon tratto di costa toscana, quello che l’Amazzonia rappresenta per la salute del pianeta, rende benissimo l’idea, fatte le dovute proporzioni, di quanto sia prezioso questo meraviglioso dono della natura che abbiamo davanti a casa. Lo stato di salute delle Secche, infatti, è decisivo per capire quanto questo straordinario polmone naturale sia in grado di assicurare tutti gli elementi essenziali all’equilibrio complessivo dell’ecosistema. A cominciare dal ruolo decisivo delle praterie di Poseidonie che riescono persino a trasformare il carbonio da inquinante atmosferico a elemento vitale per flora e fauna marina. Di questa e di tante altre informazioni si è reso utilissimo strumento divulgativo il convegno che questa mattina si è svolto al Palazzo del Portuale per illustrare i risultati del cosiddetto GIREPAM . Una sigla, uno dei tanti acronimi astrusi cari alla burocrazia, dietro la quale, tuttavia, si rivela, una volta tanto, la capacità del nostro Paese di intercettare importanti fondi dell’Unione europea destinati alla ricerca. In questo caso 336.000 euro su un budget totale di oltre cinque milioni e mezzo assegnati a Italia e Francia per verificare lo stato di salute delle aree marine protette dei due Paesi. Soldi che hanno finanziato lo splendido lavoro dei ricercatori del Centro Interuniversitario di Biologia Marina che stamani si sono alternati nella presentazione dei loro studi. Un viaggio affascinantissimo che rappresenta la fotografia più aggiornata e tecnologicamente più avanzata delle Secche. Con un elemento di valutazione, inedito fino a oggi, e che alla vigilia aveva suscitato non poche perplessità: il valore economico dell’intera area marina della Meloria, fissato intorno agli 11 milioni di euro. A spiegare il significato di quest’ultima operazione sono stati i ricercatori Anna Maria De Biasi, che ha presieduto i lavori, e Carlo Pretti, che ha lavorato su questo specifico aspetto: l’obiettivo, hanno spiegato, è aggiungere alla coscienza ambientale anche la più pragmatica consapevolezza di quanto valga un bene naturale. Non certo per farne una merce di mercato in chissà quale apocalittico scenario di fabbisogno economico dello Stato, ma perchè tutti i cittadini e, in particolare quelli privilegiati che hanno la Meloria a portata persino di canoa, rivolgano alla protezione di questo ambiente la massima cura proprio per i benefici, anche economici, che il suo stato di salute restituisce all’intera comunità. Dalla scienza, rappresentata al convegno oltre che da De Biasi e Pretti anche dagli altri ricercatori impegnati nel progetto, Marco Pertusati e Lorenzo Pacciardi, tutti del CIBM, è arrivata una lettura tutta nuova del patrimonio della Meloria. Ma il convegno è stato anche la conferma di quanta distanza resti tra la ricchezza della ricerca scientifica e le miserie ricorrenti della gestione politica del bene pubblico. L’area marina protetta della Meloria, costituita ormai da dieci anni, ancora oggi è governata da una sorta di Idra a tre teste, Ministero dell’Ambiente, Regione Toscana e Parco di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli. Tre enti che, a conferma della peggiore tradizione burocratica nazionale, viaggiano perlopiù in ordine sparso, insofferenti a ogni ipotesi di coordinamento unico, se non addirittura in rotta di collisione quando si tratta di contendersi le scarse, scarsissime, risorse pubbliche a disposizione della tutela ambientale. Non ne ha fatto mistero lo stesso direttore del Parco, Giovanni Maffei Cardellini che, almeno ha avuto il buon gusto e il buon senso di auspicare nuove forme di gestione della Meloria. Una rogna in meno per lui, già alle prese con quadrature di bilanci ai confini dell’elemosina, un’opportunità in più, per esempio, per il Comune di Livorno che ha già in casa, allo Scoglio della Regina e alla Dogana d’Acqua due basi della ricerca di eccellenza del Centro Interuniversitario di Biologia Marina, protagonisti di quest’ultimo studio. Certo, la politica deve trovare il coraggio di scegliere e semplificare, magari imponendo alla Regione per prima di fare un passo indietro a favore dell’amministrazione comunale. Senza dimenticare che ci sarebbe da risolvere anche la competenza di legge sulla vigilanza e controlli attualmente affidati alla Guardia Costiera. Anche quest’ultima, come è apparso evidente dai modesti numeri del bilancio dei pattugliamenti (111 in un anno per 270 ore di moto delle unità navali, con 57 violazioni accertate e appena 4 sequestri di attrezzature vietate) presentato dal Tenente di Vascello Fabrizio Granato, ridotta a poco più di una presenza formale per evidente carenza di fondi.

l nodo è tutto qui: la politica , a dieci anni dalla nascita, deve decidere se e come intende far crescere un patrimonio straordinario come la Meloria, sottraendolo ai non più sopportabili appetiti di pura esibizione di potere e gestione clientelare. Al convegno hanno partecipato, al momento da ascoltatrici, anche le assessore comunali Cepparello (ambiente) e Bonciani (porto). Visto che ai numerosi partecipanti, molti in rappresentanza dell’associazionismo ambientalista, ma anche del puro diporto e della pesca sportiva, è stato assicurato che il convegno non nascondeva, come tenuto da non pochi alla vigilia, la trappola di un imminente balzello per continuare a godere della Meloria, diventerebbe anche più semplice auspicare un rapido passaggio di consegne della gestione dal Parco di San Rossore al Comune di Livorno. Con l’impegno, vincolante e trasparente, di fare magari proprio allo Scoglio della Regina il luogo principe di accoglienza e promozione dell’Area Protetta. Ma, trattandosi di un’operazione di buon senso e capace anche di produrre risparmi nei costi pubblici, l’idea rischia di finire in qualche secca. Romana e fiorentina.

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Riccardo Repetti

Nato a Livorno il 4 luglio 1956, compiuti gli studi superiori in specializzazione tecnica, ha coltivato da subito la grande passione per il giornalismo accompagnata dall’amore per la fotografia . Risale al 1986 il primo incarico professionale per la redazione livornese de "La Nazione", che dura fino al 1988, quando a ingaggiarlo è "Il Tirreno", Dal 1992 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, elenco pubblicisti. Concluso il rapporto di lavoro con "Il Tirreno”, dopo 31 anni il 31/12/2019 , dal primo gennaio di quest'anno svolge la libera professione. Attualmente dirige il notiziario on line pentanewslivorno

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