La lettera di 5000 mamme preoccupate per le misure anticovid nelle scuole.

La lettera di 5000 mamme preoccupate per le misure anticovid nelle scuole.

Buongiorno, mi chiamo Noemi Di Cenzi e sono la mamma di due bambini,  di cui uno iscritto al primo anno di scuola primaria a Livorno.

Vi scrivo a nome di 5mila genitori che si sono uniti in un gruppo social che in pochissimi giorni ha raccolto un  numero enorme (e sempre crescente) di adesioni. Ma adesso è importante che il nostro appello esca dai social e sia recepito da tutti, istituzioni  amministrazioni, enti, medici, legali, cittadini. Vi chiedo se possibile di dedicarci uno spazio, aiutandoci a diffondere il nostro appello. Siamo seriamente preoccupati per lo scenario che si sta venendo a delineare e esprimiamo tutto il nostro disappunto e la nostra rabbia per la delibera della Regione Toscana 1256 del 15-9- 2020, che pone misure ancora più stringenti di quelle previste nelle linee guida ministeriali,  in materia di gestione dei soggetti pediatrici che presentino sintomi ascrivibili al covid.

Facendo fede al testo ministeriale, infatti , si deve procedere ala richiesta del tampone in presenza di più sintomi ricondubibili al covid, che si manifestino simultaneamente, mentre secondo la delibera della Regione ne è sufficiente uno solo per attivare il protocollo. È emerso che viene concessa alle Regioni un margine di autonomia e di potere discrezionale. In Lombardia, ad esempio, per il rientro a scuola è sufficiente un’autocertificazione del genitore, mentre dalle linee guida promulgate dall’Emilia Romagna si evince chiaramente che un semplice raffreddore non è da intendersi come motivo sufficiente per attivare l’iter diagnostico (né per tenere un bambino a casa).

Qui un bambino con il naso che cola, con muco, con cefalea o con una lieve tosse, non viene ammesso a scuola e, se anche uno solo di questi sintomi comunissimi dovesse manifestarsi durante la permanenza dell’alunno all’interno dell’edificio scolastico, il personale è legittimato a segnalare il soggetto all’autorità sanitaria competente con conseguente attivazione del protocollo (richiesta del tampone). Noi genitori, alla luce di numerose testimonianze, riteniamo la procedura del tampone rinofaringeo invasiva e potenzialmente traumatica per i nostri bambini (soprattutto perché si prevede che , se richiesta per ogni sintomo annoverato nella delibera, i bambini vi saranno sottoposti con una frequenza notevole). Si chiede, in assenza di test salivari validati, di sospendere immediatamente l’effettuazione dei tamponi in presenza di una situazione clinica non preoccupante , ed in presenza di sintomi comuni e diffusi quali congestione nasale, cefalea, muco, tosse, mal di gola, febbre non persistente ed altre manifestazioni di breve durata.

La situazione che maggiormente preoccupa noi mamme, ma che in un paese civile dovrebbe destare la preoccupazione di tutti coloro che hanno una coscienza ed una sensibilità è che i pediatri, supportati da una normativa inaccettabile, si rifiutano di visitare gli assistiti prima di aver ricevuto dalla ASL l’esito del tampone . E così i bambini devono attendere anche dieci giorni per poter essere visitati e per ricevere una diagnosi ed una cura. È importante segnalare a questo proposito che, allo stato attuale, un bambino per essere sottoposto ad un tampone, deve attendere mediamente sette giorni, e siamo ancora a fine settembre. Si prevede, con l’arrivo della stagione fredda, un significato aumento delle richieste, dato che, come è noto, il raffreddore costituisce una condizione diffusissima in età pediatrica, e praticamente fisiologica durante l’autunno e l’inverno.

L’impennata di richieste rischia di mettere in ginocchio il sistema sanitario che non sarà in grado di processare un numero così elevato di tamponi e si rischierà la paralisi o il collasso. E i tempi per ricevere una visita si faranno sempre più lunghi. Bambini che, report dell’Istituto Superiore di Sanità alla mano, tendenzialmente di covid non si ammalano in forma seria, rischiano di aggravarsi invece per un’otite trascurata o per un’appendicite non diagnosticata in tempo.

Stiamo sfiorando il paradosso. Bambini che hanno un’infezione in corso potrebbero aver bisogno di iniziare tempestivamente di una terapia antibiotica. E l’antibiotico, così come il cortisone o qualsiasi altro medicinale non deve assolutamente essere prescritto per telefono. Diagnosi e prescrizione di farmaci , soprattutto se si tratta di pazienti in tenera età, non possono avvenire tramite triage telefonico. È determinante evidenziare l’irresponsabilitá e la pericolosità di un tale approccio.

Vorrei mettere l’accento su un altro aspetto, forse fino ad ora relegato in secondo piano, ma a mio avviso tutt’altro che trascurabile soprattutto per chi ha figli che frequentano la scuola primaria, medie e superiori: il diritto all’istruzione, un diritto costituzionalmente garantito e sancito ufficialmente dal 1948. I bambini che, durante la stagione fredda, si trascinano, com’è noto, muchi e tosse per lunghi periodi, dovranno stare ogni volta a casa in attesa del tampone e perderanno inevitabilmente molte settimane di scuola, con tutti i disagi che ne derivano, non ultimo quello di portarsi dietro lacune formative difficilmente colmabili (soprattutto per bambini, come il mio, che hanno appena iniziato la scuola primaria e devono apprendere le basi e il metodo di studio).

Porre i genitori davanti ad aut aut inammissibili per far frequentare la scuola ai propri figli, equivale a negare il diritto all’istruzione. Nel rigraziarLa per l’ascolto e per l’attenzione accordatami, e confidando nel Suo supporto, porgo l’occasione per portarLe il saluto delle mamme che, insieme a me, portano avanti con fiducia e determinazione questa causa, perseguendo il comune obiettivo di veder garantiti, indipendentemente dal momento storico, i diritti dei nostri figli.

Noemi Di Cenzi. 

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Riccardo Repetti

Nato a Livorno il 4 luglio 1956, compiuti gli studi superiori in specializzazione tecnica, ha coltivato da subito la grande passione per il giornalismo accompagnata dall’amore per la fotografia . Risale al 1986 il primo incarico professionale per la redazione livornese de "La Nazione", che dura fino al 1988, quando a ingaggiarlo è "Il Tirreno", Dal 1992 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, elenco pubblicisti. Concluso il rapporto di lavoro con "Il Tirreno”, dopo 31 anni il 31/12/2019 , dal primo gennaio di quest'anno svolge la libera professione. Attualmente dirige il notiziario on line pentanewslivorno

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