DIALETTI TOSCANI, TRA IL DEH E IL DÈ C’E’ DI MEZZO IL MARE
Pubblico una parte di un articolo della rivista on line tuscany people sui dialetti toscani, e questo riguarda il nostro dé, ben descritto nell’articolo.
Come nasce il dé livornese
Il dé livornese è una figura linguistica di straordinario rilievo nel parlare labronico e costiero, ed è tutt’altra cosa dall’esclamazione con valore esortativo “deh!”. Di comune uso nella lingua italiana scritta e parlata del secolo scorso, nell’esclamazione “deh!” la “e” suona aperta come in “chièsa”, mentre nel dé livornese la “e” suona chiusa come in “perché”.
Il dé toscano pare che possa derivare da “decco”, ossia “ed ecco”, evolutosi in un primo momento con l’apocope iniziale e poi col troncamento della sillaba finale. Ma c’è chi asserisce che possa anche derivare da una mutazione vocalica del “di’” imperativo di dire: “Di’, bellino!”, si sente per esempio esclamare ancora da qualche anziana signora, come a dire: “Gua’, mi ci manchereste propio te!”
Come conclusione di un discorso: “E io n’ho ridetto stronzolo e so’ andato via, dé!” (traduzione: “E io gli ho ridetto stronzo e sono andato via!); come rafforzamento di un’altra esclamazione: “Boia, dé!”; di un aggettivo: “Ganzo, dé!; o di un sostantivo: “Che macchina, dé!; come risposta affermativa: “Oh, li vòi diecimila euro? Dé!”; come rafforzamento di una congiunzione: “Dé però dé”.
Oppure ancora, c’è il minaccioso: “Dé, pallino, e’ ti sfò di ‘azzotti nella ghigna!” (traduzione: “Guarda tu che ti distruggo la faccia a pugni”); c’è l’ammonitorio:“Dé bimbo, e’ ti levi da’ ‘oglioni?”; c’è il festoso: “Dé, nooo guarda ‘mpo’ ‘hi c’è…!” (traduzione: “Guarda chi c’è!”); il commiserativo o derisorio: “Dé, ma ti vedi in che stato sei?”
Sono tutti esempi che mostrano come il dé livornese rinvigorisca e marchi l’espressività figurativa tipica della costa toscana; al contrario, quando il dé è utilizzato da solo, è necessario prestare attenzione al modo in cui l’interlocutore lo pronuncia nella conversazione.
Se ad esempio un turista chiede a un passante un’informazione del tipo: “Vado bene per il Santuario di Montenero?”, la risposta: “Dé…”, se gli occhi sono semichiusi e il sorriso di scettico compatimento, significa che ci si trova lontanissimi dalla meta, mentre se rafforzata dall’assenso “Dé!” con l’aggiunta talvolta di “ha’ voglia” insieme a un lento sbatter di palpebre, significa che si è senz’altro sul percorso giusto. A meno di non essere un pisano, un lucchese, o un fiorentino, allora qualche dubbio sulla bontà dell’informazione ce l’avrei.
Se poi si è al ritorno delle ferie agostane, con spese extra all’orizzonte e magari una bella finanziaria ad aggravare il bilancio familiare, non è rado sentire esclamare: “Boia, e ci ‘onci, dé!” in cui si esprime tutto il travaglio della conciatura, il (mal)trattamento delle pelli, riferendosi a una non ben specificata seconda persona verbale, forse un ministro, forse il governo stesso. Ladro. Sempre.
E poi la sapete, no, la differenza tra le galline livornesi e tutte le altre. Mentre le altre fanno: “Coccodè…”, quelle livornesi fanno: “Dé, cocco…!”.
Insomma, nella conversazione “tutta ammodino” tra due livornesi il dé non manca mai, a meno che non ci sia di mezzo un pisano perché:
“… E dicono che questa è la più strana tra tutte le città della Toscana per via di quella legge livornina che pressappoco sai cosa diceva.
Qualunque culto razza o religione vieni a Livorno ti ci trovi bene anche se sei del posto più lontano basta però che tu non sia un pisano …”. Dé ma dé…
E io aggiungo e rinforzo: de’madde’boiade’, com’e’bona la torta , il cacciucco e l ponce, e poi de’.. voi mette’ la Terrazza?
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Ci manca il: deó pallino…!
Grazie del Vostro commento
Quanti bei ricordi che ho di Livorno. Gente aperta che ti dice in faccia quello che meriti e anche dopo una lite finisce tutto e si è amici anche più di prima. Sarebbe un esempio nazionale e internazionale da prendere come fosse oro.
Grazie del commento
De’ a ripenza’ alla Livorno dun tempo vien da piange. Da Citta delle Nazioni città della nazione Italia e ci se’ rimesso una ciea…