CON LA BARACCHINA GIALLA TRIONFA LA SATIRA LIVORNESE

CON LA BARACCHINA GIALLA TRIONFA LA SATIRA LIVORNESE

Giuseppe Mascambruno , giornalista e membro del Sodalizio Mvschiato, associazione satirica Livornese in un suo post sul social ha dato un interpretazione satirica dell’installazione della baracchina gialla spuntata alla Bellana :

L’installazione della baracchina (foto da Facebook)

Non poteva esserci miglior modo di creare il clima cittadino più adatto all’evento con il quale, sabato sera, a Villa Trossi Uberti, sarà ricordato il Maestro di noi tutti, umili servitori, modestissimi allievi e scriba chini della satira militante e militesente, ovvero Giorgio Marchetti, alias Ettore Borzacchini.
Mi rivolgo non tanto ai livornesi che già tutto sanno dell’accadimento, ma agli amici che risiedono (peggio per loro) fuori dai confini della nostra civiltà: nella scorsa notte è accaduto ciò che Stefano Caprina, alias Capras, descrive con ancora addosso l’ardore dell’impresa nel post che allego e condivido. Ma qual è il contesto, chiederete voi dispersi nelle terre dell’ignavia? Provo a riassumere, perchè nessuno possa dirsi un domani all’oscuro dei fatti. Da giorni a Livorno è in corso una polemica virale (come dicono gli epidemiologi che ci straziano l’esistenza anche sul web) sulla scelta del locale più noto e storico della città, la Baracchina Rossa dell’Ardenza, di approfittare delle concessioni straordinarie di occupazione del pubblico suolo (virali anch’esse, ma nel senso del Covid19), attraverso un’invasione di sdraio e ombrelloni sulla passeggiata lungomare. Con tanto di straripamento nel passaggio pedonale accanto alla pista ciclabile, già sopportata in condizioni normali come un prurito dalle parti degli adduttori.
I gestori della Baracchina, peraltro, erano reduci da un precedente che aveva sollevato ancor più polemiche quando, a lockdown appena finito, si erano già allargati, nello spazio e nella norma, con tanto di scontro a brutto muso con una pattuglia dei vigili urbani che si era azzardata a parlare di quelle fastidiose pretese che qualcuno continua a chiamare regole. Scontro, manco a dirlo, diventato virale. Tanto virale da indurre il sindaco Luca Salvetti, autoelevatosi da primo cittadino anche a profeta e sacerdote unico del Faicometiparismo radicale, storico movimento filosofico postsocratico praticato sin dal primo insediamento umano dei Liburni, a una pacificazione pubblica con i titolari del locale apparsi un filino in contraddizione con il nome della loro società: Bon Ton. Cerimonia solennizzata in acconcia sala del Comune a indicare il sommo perdono a favore di fotografi e cameraman. Ma all’oscuro dei vigili. Che, pare, non l’abbiano presa bene.
E fin qui vale il riepilogo della storia che riguarda la Baracchina Rossa, alla quale, peraltro, oggi va riconosciuto di aver ritirato la scenografia, degna di un cugino alla lontana dei Vanzina, per tornare al più sobrio e soprattutto contenuto abbinamento di sedie e tavolini.
Poi c’è da capire perchè nella superlativa <Baracchina Gialla>, compaia un cartonato di Bud Spencer. Ebbene, la giunta comunale precedente all’attuale, a guida 5 Stelle con sindaco Filippo Nogarin, sul finire del mandato inaugurò in una città divisa tra sbigottiti e compiaciuti un’improbabile statua in cartapesta rinforzata con l’intento di garantire imperitura memoria all’amato attore recentemente scomparso. Il monumento fu posto anch’esso sul lungomare, ma all’inizio, lato cantiere Benetti. Da dove sparì subito, prima vittima della furia iconoclasta della restaurazione post-grillina voluta dalla giunta Salvetti a guida Pd.
La <Baracchina Gialla>, dunque, posta nello stesso punto in cui sorgeva il prezioso simulacro di Bud, ha lo spettacolare valore simbolico di usare in un sol colpo magistrale dileggio nei confronti di ben due pezzi di storia politico-culturale (scusate il termine) della città. Qui si vede la mano dei Maestri a cui m’inchino, emozionato e commosso, con il cuore gonfio d’orgoglio per l’appartenenza, sia pur di sghiscio, a cotal clima di preziosa facondia. Grazie Livorno.

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Riccardo Repetti

Nato a Livorno il 4 luglio 1956, compiuti gli studi superiori in specializzazione tecnica, ha coltivato da subito la grande passione per il giornalismo accompagnata dall’amore per la fotografia . Risale al 1986 il primo incarico professionale per la redazione livornese de "La Nazione", che dura fino al 1988, quando a ingaggiarlo è "Il Tirreno", Dal 1992 è iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, elenco pubblicisti. Concluso il rapporto di lavoro con "Il Tirreno”, dopo 31 anni il 31/12/2019 , dal primo gennaio di quest'anno svolge la libera professione. Attualmente dirige il notiziario on line pentanewslivorno

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